L'Escena Contemporanea di Madrid: da Pasolini al burlesque

 

(...)

Lo spettacolo più interessante si rivela “Gustavia”. La performance, ideata, diretta e interpretata dalla madrilena La Ribot e della francese Mathilde Monnier, coreografe attive da anni in campo internazionale nella sperimentazione fra differenti linguaggi artistici, aveva debuttato in luglio al festival Montpellier Danse. Si tratta di una rivisitazione del burlesque, definito nel programma di sala “arte della trasformazione dell’incompetenza in competenza”. Le due interpreti entrano in una scena completamente nera, con scuri tessuti increspati in terra, e iniziano un personalissimo show dove manifestano tutta la loro intesa e il loro amore.
Anche se non più ragazzine, i loro corpi poco vestiti mostrano movimenti regali e forme eleganti e sinuose. Un pianto buffo verrà così alternato a scene alla Charlie Chaplin/Charlotte o Buster Keaton, per poi proseguire con una divertente scena di lotta/danza. Insomma, tutti i temi cari al burlesque: la gelosia, l’amore, la sensualità, la lotta. Una scena geniale mostrerà le due donne che, accennano a spogliarsi atteggiandosi con ironia a spogliarelliste, metteranno spavaldamente in mostra due fondoschiena da far invidia alle ventenni.
Lo spettacolo termina con un manifesto, un omaggio che è atto d’amore di due donne verso il proprio genere: una lunga lista di frasi, tutte comincianti con “Une femme que…” dove si narra ciò che le donne fanno e non fanno, dovrebbero fare o non faranno mai. In scena accade di tutto: le due artiste giocano sulla ripetizione dei movimenti, sullo specchio (si assomigliano molto), sull’incidente casuale e sull’eccesso. E c’è anche di più: tutto il loro atteggiamento diventa una riflessione sul ruolo dell’artista oggi, mettendosi in discussione e scherzando sulla serietà della propria arte. Con ironia e consapevolezza. La Ribot e Mathilde Monnier hanno una grande dote: pretendere molto da se stesse ma non prendendosi troppo sul serio.

Un burlesque ultramoderno, quindi, black e minimal, molto “festivaliero” che merita tutte le grasse risate del colto pubblico internazionale presente in sala.

Un piccolo sguardo al festival, il nostro, che non permette bilanci globali (visto che in quattro settimane le cartucce più grosse probabilmente erano già state sparate). Resta comunque l’esperienza di aver tastato con mano certi ambienti off della scena spagnola e di aver constatato come Madrid, di questi tempi, possa davvero essere considerata, fra teatro di tradizione e sperimentazione multidisciplinare, una delle capitali europee delle arti sceniche.

 

Simone Pacini

Krapp's last post

03/03/2009